Provocazione

Il cibo subisce le mode del momento; è un dato di fatto. Ciascuno può riscontrarlo nell’arco di poco tempo sfogliando semplicemente le riviste, di qualunque natura o spessore, da quella patinata al quotidiano, da quelle simil-scientifiche a quelle pubblicitarie, dai volantini in farmacia ai cartelli al supermercato. C’è stato il periodo del caffè: il caffè fa bene, no il caffè fa male, il caffè meglio senza zucchero, il caffè con lo zucchero aiuta a dimagrire.. c’è stato il momento del vino: vino sì, vino no, vino con additivi e sostanze tossiche, un bicchiere di vino a pasto fa  bene; c’è stato e c’è tuttora il carosello degli oli: solo olio extravergine di oliva, solo olio di semi di girasole, no frittura, sì frittura… Il cioccolato è, poi, l’alimento sotto i riflettori per eccellenza: cioccolato come elemento terapeutico, cioccolato colpevole di dipendenza, cioccolato nemico della pelle, cioccolato amico dell’umore e del cuore, cioccolato nemico-amico!

Gli ultimi tempi hanno però un fattore comune: la fobia di tutto quello che genera intolleranza. Improvvisamente, la maggior parte delle persone ha “sicuramente” l’intolleranza a qualche alimento.. ma quale? E che fare? Ecco dunque la grande marcia alla ricerca di qualsiasi alimento che “sia privo di”.. tempo passato inesorabile tra le corsie dei supermercati alla ricerca del prodotto “bio” e “naturale”.. negozi di prodotti biologici presi all’assalto, carrelli rigonfi di prodotti (dei quali in realtà la maggior parte delle persone ignora la composizione e l’effettiva lavorazione ed effetto sulla fisiologia) e, inevitabilmente, portafogli decisamente più leggeri (almeno loro!)… E tante, tante persone che tornano a casa più soddisfatte perché hanno comprato “sano”, perché hanno letto che quel prodotto “non  fa ammalare”, perché ogni giorno è una lotta continua all’essere ammalati, stressati, gonfi, stanchi, intolleranti… Ma poi, chissà come e chissà perché, dopo un pochino, passato l’effetto anestetizzante della moda del momento, quel “dolorino” alla testa torna, la “pancia” si gonfia, ritorna quella specie di prurito, la fatica a dormire….. Non basterebbe questo a far accendere una lampadina? A spingere a chiedersi “perché” ?  A cercare di andare più a fondo e con più logica ed intelligenza e sana lucidità mentale, priva di falsi idoli, lontana dalle mode ?

Un esempio? C’è da chiedersi il motivo per cui va tanto di moda comprare prodotti al kamut ! Solo due cose, giusto per essere chiari: prima di tutto quello che si definisce kamut è una varietà di grano (sottospecie Triticum turgidum spp. Turanicum); il termine kamut è in realtà un marchio registrato di una compagnia americana che coltiva quella varietà in modo del tutto biologico (per essere chiari e semplici)… pertanto, ogni volta che si pronuncia “kamut” è come se si facesse della gran pubblicità a Mr. Bob Quinn ! Ma, per questo, niente di male.. era solo per essere precisi. Altra precisazione: contiene meno acqua, più proteine, più lipidi, più calorie, meno fibre del grano comune. E per concludere, contiene glutine ! Ergo: ha le stesse potenzialità allergologiche del grano comune. Non è adatto ai celiaci!

Perché comprare “kamut”?

Chiudo con una realtà di fatto, pulita, semplice e sfortunatamente ancora troppo poco compresa: è la VARIETA’ nella scelta degli alimenti la sola ed unica arma per combattere gli squilibri del corpo e, alla fine, della mente. E in questa piccola parola, quante implicazioni straordinariamente positive!!!

Dott.ssa Elena Maria Bisi